Vespa Restauro
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Autore Topic: Lo riconoscete ?  (Letto 17120 volte)
mirco69
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La mia " DIVA "! ( Iso F 150 - 1960 )


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« Risposta #15 il: Lunedì 02/Settembre/2013 23:02:30 pm »

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Il Regio Esercito commission? un primo lotto di 600 AERMOTO, destinate ad uno dei battaglioni della 183a Divisione Paracadutisti " Ciclone", in via di costituzione nella zona di Tarquinia nell'estate del 1943.
La moto equipaggi? anche la Scuola Paracadutisti di Tarquinia, il Reggimento " San Marco " e, dopo l'armistizio di Cassibile dell'8 Settembre 1943, sotto le insegne della R.S.I. , i Nuotatori Paracadutisti ( N.P.) della X? Flottiglia MAS.
La produzione dopo il bombardamento degli stabilimenti della Volugrafo di Torino, fu spostata a Favria nel Canavese ( territorio di Ivrea ), e continu? fino al 1944 attestandosi in totale sui 2000 esemplari.
Sempre durante la Repubblica Sociale Italiana ( R.S.I. ), questi mezzi vennero dati in dotazione al Battaglione Autonomo " Nembo" e al Reggimento Paracadutisti "Folgore".

I tedeschi fecero incetta di queste moto, in parte catturandoli /sottraendoli a Firenze dopo l'8 Settembre , alla disciolta " Ciclone", sia proseguendone la produzione:
esse furono assegnate in particolare alle unit? paracadutiste della Luftwaffe impegnate sulla costa adriatica e nella zona di Roma  ( Anzio-Nettuno )
( Vedi foto sopra, in B/N )
Qualche esemplare sembra sia stato inviato in Germania per una eventuale produzione, ma l'approssimarsi della fine della guerra con l'ingresso in Germania degli Alleati , fecero decadere ogni idea in proposito.

Attualmente risultano esistenti e funzionanti, circa 15 esemplari : la maggiorparte, al termine della guerra furono riciclati come "ferrovecchio", recuperandone  i motori, qualche altro esemplare rimasto venne adattato e civilizzato per gli usi pi? vari.

Particolare:
Al termine della guerra , la Volugrafo , cerc? di ripartire industrialmente sempre nel campo dei mezzi di trasporto e, sulla  base dello stesso motore utilizzato per l'Aermoto ( Sertum - "Batua" ) - progett? una delle prime " mini/microcar" al mondo, la Volugrafo " 46 " detta comunemente " BIMBO " del 1947-48 , mai per? messa in produzione di serie ( solo 10 esemplari ca. prodotti con minime differenze )












LA  AERMOTO E LA VESPA


Durante la seconda guerra mondiale la Piaggio contribu? grandemente allo sforzo bellico italiano ( nata nel 1884  si occup? di arredamenti navali, dal 1901 inizi? la produzione di materiale ferroviario e qualche anno dopo anche di quello aereonautico), fornendo all'aviazione i propri aereoplani, ma proprio per questo divenne un obbiettivo primario di bombardamenti, devastazioni e razzie.

L'azienda tent? di salvare il salvabile e , con la prospettiva di "sopravvivere" fino al termine della guerra , confidando in una ripresa industriale nel dopoguerra, trasfer? quel poco che era riuscita a sottrarre alle bombe alleate in una sede di fortuna trovata a Biella, zona che sembrava tra le meno esposte alle incursioni aeree.

La scelta di Biella non fu casuale ma, ben ponderata, grazie anche all'interessamento di una delle figure sportive/motoristiche pi? importanti dell'epoca: il Conte  Carlo Felice Trossi , di Gaglianico ( Biella )  ( 1908-1949 )







Nobile e " pilota-gentelman ", come altri in quel periodo, corse in numerose gare nazionali e internazionali - anche in salita- con Mercedes , Maserati e successivamente, sotto lo stemma della Scuderia Ferrari, con le sue Alfa Romeo ( prima che  Enzo Ferrari iniziasse a produrre le sue auto... ), vincendone molte.
Corse e fu amico dei pi? grandi piloti dell'epoca, da Nuvolari a Fangio e ,come detto prima , anche del "Drake " di Maranello.




( si riconoscono da sinistra con tuta: Tazio Nuvolari, Carlo Felice Trossi (tuta bianca ), Antonio Brivio ( seconda tuta bianca ) e , seduto, Enzo Ferrari )


Partecip? inoltre alle prime gare di velocit? per motoscafi dell'epoca e si interess? anche di aereonautica.
Mor? nel 1949  prima che venisse istituito il " Campionato di Formula 1" ( 1950 ) che l'avrebbe sicuramente visto tra i principali protagonisti.

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« Ultima modifica: Venerdì 06/Settembre/2013 01:11:34 am da mirco69 » Loggato

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« Risposta #16 il: Mercoledì 04/Settembre/2013 00:18:15 am »

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Enrico Piaggio, il titolare dell'azienda, conobbe personalmente il conte Trossi, in pi? occasioni, specialmente durante le varie manifestazioni sportive cui il pilota partecipava ( non solo automobilistiche ma anche  motonautiche ) ed entrambi, spinti da medesime passioni, divennero ben presto buoni amici.

E proprio a lui, Piaggio si rivolse per "aiutarlo" nel tentativo di salvare macchinari e attrezzature della propria azienda: il Biellese per diversi motivi era il posto "ideale "per delocalizzare la Piaggio.

La principale produzione del Biellese, la lana e soprattutto la produzione di tessuti di lana, di antica tradizione ( ancora oggi ? l'attivit? preminente ), pur essendo " importante " non veniva considerata dagli Alleati un obbiettivo militare/strategico, anzi, producendo vestiario e soprattutto coperte ( anche per la Croce Rossa ) per la popolazione civile , era  " da non danneggiare " anche in previsione del dopoguerra  dove i beni primari ( cibo e vestiario ) sono le cose pi? importanti per iniziare una nuova vita.




Inoltre , proprio il tipo di produzione industriale del Biellese  ha sempre "legato" economicamente e commercialmente questa zona alla Gran Bretagna, da dove, per esempio proveniva la maggiorparte della lana pi? pregiata.

Il Conte Trossi, da sempre a conoscenza di questa cosa, tramite contatti con il CLN ( Comitato di liberazione nazionale ) , la  "Resistenza antifascista" , chiese ed ottenne che la Piaggio , in caso di spostamento in zona, non sarebbe stata oggetto di bombardamenti alleati ( specificatamente , Inglesi ) e di "attentati" alle attrezzature da parte della Resistenza Biellese garantendo , al contempo, che la stessa Piaggio non si sarebbe adoperata in una nuova produzione di tipo militare ( motori e parti d'aereo ).
Alcuni elementi del CLN sarebbero stati "assunti" dalla Piaggio per confermare/garantire l'accordo raggiunto.

Inoltre , il Biellese, in caso di ritiro delle forze tedesche ( cosa poi avvenuta ) ,geograficamente  non si trovava sulle " vie di fuga "verso la Germania e, di conseguenza , eventuali "razzie" da parte dell'Esercito tedesco, difficilmente avrebbero avuto luogo; i macchinari della Piaggio potevano perci? considerarsi al sicuro, in attesa di tempi migliori.

Fondamentalmente , parte delle numerose attrezzature e  macchinari della Piaggio, dovevano essere " temporaneamente" immagazzinati in alcuni fabbricati dismessi di una fabbrica tessile di Biella , chiusa proprio a causa della guerra, e l? lasciati a riposare sino al termine delle ostilit?.

In parte fu cos? ma , "grazie " ai tedeschi che ancora facevano produrre a Pontedera eliche e componentistica dei loro aerei, decisero di spostare proprio questa produzione sempre nel Biellese, delocalizzando la produzione in piccole fabbriche nei comuni di Ponderano, Gaglianico e Vigliano Biellese, mettendo cos? a rischio l'"accordo" di Enrico Piaggio : vennero cos? "forzatamente" trasferiti 3500 operai toscani, venne riattivata la produzione direttamente sotto il controllo della Luftwaffe e la sicurezza delle SS , con la conseguente " risposta" della Resistenza Biellese con attentati vari ai fabbricati e agli stessi lavoratori, fino a causare la morte di 6 operai di Pontedera.

La guerra non era evidentemente ancora finita ed era quanto mai incerto il momento in cui la pace sarebbe finalmente tornata.

                                          
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« Ultima modifica: Venerdì 06/Settembre/2013 01:13:22 am da mirco69 » Loggato

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« Risposta #17 il: Giovedì 05/Settembre/2013 23:44:17 pm »

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Era comunque ben chiaro alla dirigenza della Piaggio che la situazione postbellica avrebbe imposto una sostanziale riconversione delle attivit? industriali.
Enrico Piaggio, insieme  ad altri tecnici e soprattutto all'Ing. Carbonero, progettista dei motori aereonautici, cominci? a esaminare nuove proposte di attivit?.

E, di nuovo, Felice Trossi  ha una parte importante in questa "decisione ": informato della cosa, invita Enrico Piaggio  presso la propria dimora di Gaglianico per "spiegargli" la sua idea.
Appassionato di motori e mezzi di tutti i tipi ( dai ricordi di chi abitava nelle vicinanze, spesso vedevano il Conte " correre" su e giu per le vie del paese e i viali privati del Castello con mezzi "strani", dalle moto, alle auto da corsa , sino al biplano in tela che spesso atterrava e ripartiva proprio dal parco della sua dimora gentilizia ),
tra i vari "pezzi" della sua collezione, non poteva quindi mancare l'Aermoto !

Il conte, mise subito a disposizione dell'amico e dei suoi tecnici vari esemplari di Aermoto, recentemente acquistati, proprio indicando questo mezzo, come "spunto e base di partenza "per la realizzazione di un veicolo a due ruote, popolare ed economico, di nuova concezione.

Postilla:
 sempre da ricordi di chi conosceva bene Felice Trossi e la sua casa, risulterebbe presente, nella sua collezione di mezzi a motore, anche un altro "scooter", di produzione americana, acquistato dal medesimo verso la fine degli anni '30, di colore "rosso fuoco" ( come lo ricordano a Gaglianico...), "che faceva un rumore dell'accidenti e che stava in piedi per miracolo", il  CUSHMAN , prob.te il modello "43" , sempre a due tempi con una particolarit? ( importante in rapporto con la futura Vespa ), , il primo mezzo con "raffreddamento forzato con ventola-volano".





( Il Cushman - in diverse varianti - con e senza carenatura: si nota la ventola di raffreddamento con volano )

In ogni caso, l'idea piacque molto a Enrico Piaggio che fece allestire un "mini-reparto" attrezzato solo di pochi macchinari, e, mise al lavoro i suoi tecnici;
nel 1944, dopo altri "prototipi" non pi? esistenti, nacquero i primi "definitivi" di un veicolo con motore Sachs M 32, da 98 cc., con frizione e cambio automatici e trasmissione ad albero, siglato " MP 5  ( Moto Piaggio 5 ) "chiamato amichevolmente ( soprattutto dagli operai costruttori ) " Paperino" , su progetto dell'Ing. Renzo Spolti , che ne cur? anche la bellissima carenatura protettiva.
(successivamente venne anche riprogettato con un motore ( produzione Piaggio) pi? convenzionale con cambio a 2 marce ).




 La messa a punto sia del telaio che del motore del "Paperino" ( e successivamente anche della prima vera "Vespa "), furono, manco a dirlo, eseguite da Felice Trossi che, a partire dal 1944, collabor? continuativamente con lo staff della Piaggio : addirittura, tutte le prove su strada furono eseguite tra i viali e i giardini del Castello di famiglia di Gaglianico ( non dimenticando anche qualche "tirata" in salita su un percorso, utilizzato anche per un importante competizione di auto e moto , la "Biella-Oropa ").




L ' MP 5 "Paperino ", anche se molto bello a vedersi, non convinse per? completamente Enrico Piaggio, soprattutto per la presenza del tunnel centrale che non facilitava certo l' "accesso" al mezzo, soprattutto  ad una eventuale clientela femminile , e, per il calore prodotto dal motore , non completamente smaltito, che poteva creare seri problemi alle gambe di chi lo guidava !

L'idea era comunque buona ma aveva bisogno di ulteriori drastiche/nuove modifiche: il tutto venne perci? affidato all'Ing. Corradino D'Ascanio ( 1891-1981 ) che, forse perch? praticamente a digiuno in materia di progettazione motociclistica, cre? un veicolo originalissimo e semplicissimo, la " Vespa "appunto.




Il resto della storia, la conoscete tutti.


Questo ? stato il prezioso contributo di uno "strano " mezzo, il "Volugrafo Aermoto" , nato per i paracadutisti, che ha dato un decisivo impulso alla nascita di un "mito":  la Vespa.

                                               F I N E


Grazie dell'attenzione dedicata: durante la lettura spero di avervi incuriosito e "divertito".

Al prossimo " progetto ", grazie a tutti.

Mirco
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« Risposta #18 il: Venerdì 06/Settembre/2013 10:58:17 am »

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